Salute mentale: nelle aziende italiane è ancora un tabù. 1 lavoratore su 2 vive in una condizione di grave disagio psicologico, ma solo il 42% si sente a suo agio a parlare di salute mentale sul posto di lavoro. Hays: come avviene in altri Paesi introdurre la figura del Mental Health First Aiders.
- Tra le motivazioni del disagio, i lavoratori indicano il clima interno difficile (per il 50%) e i carichi di lavoro eccessivi (38%).
- In caso di “necessità” i dipendenti si confiderebbero con i colleghi (ben il 49%); solo il 18% si rivolgerebbe al proprio manager.
- Il disagio psicologico è un fenomeno più accentuato tra le donne e tende ad aumentare con l'età.
- 1 lavoratore su 2 dichiara che lo stress accumulato sul lavoro influenza molto la sfera privata.
- Marketing e comunicazione i settori con i più alti livelli di stress; più “virtuosi” HR, consulenza ed educazione.
Il tema della salute mentale sta diventando sempre più cruciale per le imprese. Secondo l’analisi della società di recruiting HAYS Italia, con il contributo dalla piattaforma digitale per il benessere mentale e centro medico autorizzato Serenis , condotta in occasione della Giornata mondiale della salute mentale, quasi un lavoratore su due (49,4%) dichiara di trovarsi in una situazione di grave disagio psicologico.
Il clima interno difficile è senza dubbio la principale motivazione di questo disagio (per il 50%), seguita dai carichi di lavoro eccessivi (38%); meno il lavoro ripetitivo e poco stimolante.
Ma al di là dei numeri quantitativi, che non bisogna sottovalutare, per molti italiani (44%) parlare di salute mentale all’interno dell’azienda è ancora considerato un forte tabù, più della media globale (37%). E questo rende difficile per imprenditori e manager individuare le situazioni “complesse” che possono avere un impatto sui lavoratori e sulle performance dell’azienda. Sicuramente, secondo quanto indicato da Serenis, è un fenomeno più accentuato tra le donne, che riportano un livello di disagio psicologico maggiore rispetto agli uomini (indice di 20,3 contro 19,6), e tende ad aumentare con l'età.
Sempre dalla ricerca emerge che le aree professionali più critiche in termini di benessere mentale sono quelle del marketing e della comunicazione, dove si registrano i livelli più alti di ansia e stress (indice di 21,9), mentre settori come la gestione del personale, la consulenza e l'educazione riportano migliori livelli di benessere psicologico.
È importante quindi l’ascolto e capire con chi si confiderebbero i lavoratori in caso di bisogno. Al primo posto i dipendenti indicano i colleghi (ben il 49%), mentre solo il 18% si rivolgerebbe al proprio manager e il 33% all’HR. Questo perché nelle aziende italiane è ancora poco diffusa la figura dedicata al benessere mentale come avviene in altri Paesi del mondo: a livello globale, infatti, il 44% indica il Mental Health First Aider, ovvero professionisti che si occupano di assistere i dipendenti in maniera immediata, mettendoli a conoscenza delle tipologie di supporto di cui possono avvalersi per il supporto della loro salute mentale.
Ma i disagi psicologici non hanno risvolti importanti “solo” dal punto di vista lavorativo: sempre secondo l’analisi di Serenis, 1 lavoratore su 2 dichiara che lo stress accumulato sul lavoro influenza molto la sfera privata, in particolare il suo benessere psicofisico, le relazioni tra pari, amici e colleghi e quella con la famiglia. Le aree professionali più critiche in termini di benessere mentale sono quelle del marketing e della comunicazione, dove si registrano i livelli più alti di ansia e stress (indice di 21,9), mentre settori come la gestione del personale, la consulenza e l'educazione riportano migliori livelli di benessere psicologico.
“La salute mentale è fondamentale per migliorare il benessere e la produttività dei dipendenti - commenta Bianca Stringuini, Global Head of Diversity, Equity, and Inclusion di Hays - Alcuni professionisti sono restii a parlare sul lavoro del loro benessere mentale, soprattutto per l’impatto che potrebbe avere sulla loro carriera. Le aziende hanno il dovere di supportare i loro collaboratori, implementando azioni virtuose per combattere il tabù su questo tema e far sentire a proprio agio i lavoratori. Proprio in questo senso, è nata la figura del ‘mental health first aider’ che rappresenta un metodo efficace – ed anonimo- per offrire una soluzione immediata ai lavoratori. Per creare un ambiente di supporto, le organizzazioni dovrebbero inoltre fornire formazione al personale sulla salute mentale, specialmente per i manager che gestiscono le risorse. Mentre il mondo del lavoro continua a evolversi, anche le policy di salute mentale devono essere regolarmente aggiornate per accertarsi che incontrino le necessità dei dipendenti.”
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